Test dati strutturati: cos’è e come si fa

Test dati strutturati: cos’è e come si fa

I dati strutturati sono un elemento chiave per permettere ai motori di ricerca di comprendere meglio i contenuti di un sito web e di migliorare la visibilità dei risultati. Effettuare test accurati sui dati strutturati consente non solo di verificare che siano correttamente implementati, ma anche di individuare eventuali errori che potrebbero compromettere la SEO.

Per effettuare questi controlli si possono utilizzare strumenti specifici messi a disposizione da Google e da altre piattaforme, in grado di validare il codice e simulare come i rich snippet vengono interpretati. In questo articolo analizziamo perché i test sono così importanti, come realizzarli e quali strumenti scegliere.

Perché testare i dati strutturati è fondamentale

I dati strutturati sono potenti strumenti che favoriscono la comprensione dei contenuti web da parte dei motori di ricerca. Grazie a dei tag che descrivono gli elementi di una pagina, come articoli, prodotti e recensioni, i crawler (programmi automatici che navigano sul web per scansionare e indicizzare contenuti dei siti web) riescono a ottenere informazioni rilevanti immediatamente.

Tutto questo si traduce in una maggiore probabilità di comparire nei cosiddetti rich results, cioè i risultati di ricerca arricchiti che includono immagini, valutazioni o altre informazioni utili. Tuttavia, affinché questo succeda, è necessario che lo schema JSON-LD o Microdata sia implementato correttamente. Un errore nella scrittura nel codice può impedire la corretta lettura dei dati, rendendo vani tutti gli sforzi SEO e impattando negativamente sulle prestazioni della pagina.

Ecco perché testare continuamente i dati strutturati è un’operazione necessaria inizialmente in fase di sviluppo, ma anche successivamente per monitorare eventuali cambiamenti o aggiornamenti. Una verifica periodica evita il rischio di cali di visibilità e contribuisce a mantenere l’autorevolezza del sito agli occhi di Google e degli utenti.

Test dati strutturati: cos’è e come si fa

Come fare un test dei dati strutturati

Per testare i dati strutturati bisogna partire da una verifica puntuale del codice presente nella pagina. Nello specifico è necessario controllare che lo schema adottato sia conforme alle specifiche raccomandate da schema.org, un vocabolario standard di dati strutturati lanciato da Google, Microsoft, Yahoo e Yandex nel 2011, e che non ci siano errori di sintassi.

Il metodo più veloce consiste nell’inserire l’url o il codice del validatore e poi attendere che lo strumento segnali eventuali problemi o avvisi. In questo modo è possibile capire se i campi obbligatori sono stati inseriti e se le informazioni sono corrispondenti al contenuto reale della pagina.

In molti casi il test va eseguito dopo ogni aggiornamento del sito, come ad esempio un restyling grafico o una modifica al CMS. Per chi utilizza un hosting wordpress o piattaforme simili, esistono plugin che facilitano la generazione automatica dei dati strutturati. È comunque consigliabile sempre eseguire il test, cruciale per evitare anomalie.

Da tenere a mente che i motori di ricerca potrebbero impiegare del tempo a riconoscere i cambiamenti, quindi la verifica preventiva è la migliore strategia da seguire prima di pubblicare una nuova sezione o un nuovo prodotto online.

I migliori strumenti per testare i dati strutturati

Per effettuare il test dei dati strutturati uno degli strumenti più efficaci è il rich results test di Google, che consente di simulare il comportamento del motore di ricerca e capire se una pagina è idonea a comparire nei cosiddetti risultati arricchiti. Questo strumento segnala errori e fornisce suggerimenti utili su come correggerli.

In alternativa c’è il validator di schema.org, utile per una verifica a livello di specifiche, e tool più completi come Screaming Frog, capaci di eseguire analisi automaticamente su tutto il sito. Chi ha un e-commerce può anche utilizzare validatori integrati nelle piattaforme CMS, che consentono controlli più mirati sui prodotti.

Inoltre ci sono librerie open source da integrare nei propri flussi di sviluppo, garantendo un monitoraggio costante durante l’implementazione. La scelta dello strumento migliore dipende comunque dalla complessità del sito e dalle risorse disponibili, la cosa importante è avere la possibilità di identificare eventuali anomalie in modo immediato.

Consigli pratici per scegliere lo strumento giusto

Non esiste uno strumento migliore o peggiore per effettuare il test dei dati strutturati, molto dipende dal contesto in cui si opera. Per i siti di piccole dimensioni spesso è sufficiente il rich results di Google, che fornisce indicazioni chiare e puntuali. Chi invece gestisce portali di grandi dimensioni o e-commerce piuttosto complessi dovrebbe orientarsi verso strumenti che permettono audit su larga scala, capaci di individuare errori anche in centinaia o migliaia di pagine.

È utile valutare se lo strumento consente l’integrazione con sistemi di monitoraggio costante, così da ricevere notifiche automatiche ogni volta che si verificano anomalie. Un altro criterio importante è la facilità di utilizzo. Non sempre chi implementa i dati strutturati ha grande dimestichezza con la materia, quindi è consigliabile uno strumento con un’interfaccia intuitiva e facile da usare.

Infine i professionisti SEO potrebbero preferire soluzioni che eseguono analisi sulle prestazioni stesse dei dati strutturati, così da misurare l’impatto sulla visibilità a livello organico.

Errori comuni da evitare nel test dei dati strutturati

Uno degli errori più frequenti consiste nell’implementare dati strutturati incompleti, cioè senza tutti i campi obbligatori richiesti dallo schema. In questo caso Google potrebbe ignorare completamente il markup, rendendo inutile tutto il lavoro svolto.

Un altro errore tipico è l’utilizzo scorretto delle proprietà, ad esempio inserendo informazioni che non corrispondono a quanto realmente mostrato nella pagina. Questo può essere considerato come un contenuto fuorviante o ingannevole, con conseguenze negative sul ranking.

Bisogna ricordare di aggiornare sempre i dati strutturati quando si apportano delle modifiche al sito, ad esempio quando si aggiungono nuovi prodotti e contenuti. Tra gli errori diffusi c’è anche quello di non testare ogni singola parola, concentrandosi esclusivamente sulla home page. Questo è un approccio rischioso, poiché così facendo c’è il pericolo di trascurare anomalie nascoste.

Infine bisogna ricordare che riempire il sito di troppe tipologie di dati strutturati non pertinenti può risultare controproducente. La regola d’oro da tenere a mente è quella di mantenere coerenza tra markup e contenuto, verificando sempre che lo schema venga interpretato correttamente da validatori ufficiali.